Pubblicato sulla rivista mensile "Il Cittadino" Maggio 2017
Le recenti tragedie causate dal terremoto a molti comuni di Lazio, Marche e Abruzzo hanno posto a tutte le comunità una drammatica e urgente domanda: può succedere anche a noi?
E’ un quesito lecito soprattutto a Subiaco e nell’Alta Valle dell’Aniene, territorio prettamente montano a ridosso degli appennini. L’unico vero rimedio contro i danni da terremoti è rappresentato esclusivamente da palazzi e abitazioni in grado di assorbire le scosse telluriche. Il terremoto infatti non è pericoloso per l’uomo, sono però pericolose le costruzioni dell’uomo se non sono state edificate correttamente.
Poiché un censimento puntuale dello stato di ogni edificio della zona per comprendere il livello di rischio sismico del nostro territorio è impercorribile, dobbiamo rivolgerci a classificazioni e studi storici.
Il Comune di Subiaco ha approvatoproprio lo scorso dicembre 2016 il “Piano di Emergenza Comunale”. In esso viene recepita la classificazione sismica della Regione Lazio, la quale attribuisce a Subiaco la sottozona sismica 2B. La classificazione, basata sulle accelerazioni di picco del terreno, è materia per addetti ai lavori; in sintesi indica che nelle zone 2B sono possibili forti terremoti ma la loro intensità non arriverà ai livelli della zona 1 (esempio Amatrice) o della zona 2A (esempio Cittaducale). Praticamente quasi tutto il Lazio è classificato come 2B; tutti i comuni intorno a Subiaco e anche Tivoli e Roma. Quindi in teoria nella valle dell’Aniene, essendo essa classificata come sottozona 2B, non dovrebbero verificarsi eventi sismici simili a quelli dell’ottobre scorso.
Ma nel passato che esperienze hanno avuto le nostre comunità con i terremoti?
L’esperienza più recente l’abbiamo vissuta alle ore 11.35 del 11 marzo 2000, con una scossa di magnitudo 4,1 ed epicentro presso Rocca Canterano. Era un sabato mattina e la terra tremò paurosamente anche se per pochi secondi. Si registrarono danni a Rocca Canterano, Canterano, Gerano, Cerreto, Anticoli Corrado e Madonna della Pace, con decine di sfollati ma fortunatamente senza alcun ferito. A partire da questo evento, noto come il terremoto di Canterano, l’Istituto Nazionale di Geofisica ha posto particolare attenzione alla storia sismica di questa valle, rilasciando note e studi culminati nel volume “Studio della Sismicità dell’alto bacino dell’Aniene (...) e catalogo sismico dell’Area” pubblicato nel 2002 (Quaderni di Geofisica n. 24).
Lo studio analizza dati ed informazioni a partire dal 1216, soprattutto sulla base delle cronache dei monasteri benedettini sublacensi. Sono stati classificati ben 164 eventi sismici che avrebbero interessato la valle. Nello specifico 6 dovrebbero essere però inesistenti o molto dubbi, 30 sono privi di informazione sull’epicentro e quindi collegabili a terremoti di altre regioni (esempio il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915), 18 i terremoti di origine esterna che hanno prodotto danni nella valle e 110 gli eventi di origine locale, quasi tutti in epoca recente tra il 1867 e il 2000. Lo studio rappresenta una interessantissima lettura per gli amanti della storia, indugiando su documenti e su memorie locali come, ad esempio, il terremoto di Affile del 1759 o i vari danni che il Monastero di Santa Scolastica ha subito a più riprese. Le uniche vittime da terremoto accertate dallo studio nella valle dell’Aniene, una decina, sono dovute al terremoto della Marsica del 1915, immaginiamo dovute allo stato di precarietà delle loro povere abitazioni.
Nelle conclusioni dello studio si scopre allora che solo due eventi sismici hanno causato gravi conseguenze per Subiaco e dintorni: il grande terremoto appenninico del 1349 e il già citato terremoto della Marsica del 1915, entrambi quindi di origine esterna.
La sismicità dell’Alta Valle dell’Aniene deve allora essere considerata “moderata”, sia per le intensità raggiunte dagli eventi sismici che per la modesta frequenza di eventi rilevanti. La nostra faglia infatti non avrebbe mai dato origine in epoche recenti a eventi di magnitudo maggiori di 5.
Ma se la storia ci indica che dalle nostre parti non dovrebbero originarsi eventi sismici di grande intensità, ci dimostra anche che tutte le generazioni hanno vissuto questa paurosa esperienza. Il panico dovuto all’impotenza dell’uomo di fronte ai fenomeni naturali ripetitivi incide sulle coscienze e sulle storie delle comunità. Ed è infatti per San Benedetto il primo pensiero dei sublacensi ogni volta che la terra trema: “San Benedetto meo aiutaci tu” è la frase che solitamente conclude ogni discorso o racconto legato al terremoto. Nel passato, dopo ogni terremoto, venivano immediatamente organizzati pellegrinaggi di ringraziamento al Sacro Speco per lo scampato pericolo. Il poeta dialettale Achille Pannunzi scrisse ben due poesie dedicate al terremoto: ju terremoto (forse per l’evento del 1961) e Terremoto(1979). In entrambe la figura di San Benedetto spicca come protettore dei sublacensi dal terremoto più di ogni altra cosa. E’ nella prima delle due che troviamo il famoso passaggio: “So’ fattu tantu pe’ sarvà ‘sa ótte;/ ma mó la tera me ss’agnotte”, perfetta sintesi della disperazione di un povero contadino di fronte alla perdita di tutto il suo esiguo capitale: una botte di vino.
Subiaco quindi ha un lungo e dimostrato rapporto con i terremoti: da queste parti “si balla” spesso anche se, per fortuna, in maniera “moderata”. Nel corso dei secoli abbiamo avuto modo di elaborare un forte punto di riferimento protettivo nella figura di San Benedetto, ma anche di scherzarci sopra. Chiaramente l’unica salvezza dai pericoli del terremoto è mettere in sicurezza gli edifici, nuovi o vecchi che siano.